“AUTENTICI FALSI” CAPI DI MARCHE GRIFFATE!
Con l’avvocato Simone Labonia, approfondiamo gli aspetti legali di una notizia di cronaca, riferita alla vendita di capi contraffatti, lì dove non te lo saresti mai aspettato!
La contraffazione dei capi di abbigliamento griffati, rappresenta una delle problematiche più rilevanti nel settore della moda e del lusso. Questo fenomeno non solo danneggia economicamente le aziende produttrici, ma mina anche la fiducia dei consumatori, specialmente quando la vendita avviene in negozi noti, dove gli acquirenti si aspettano di trovare prodotti autentici.
Il codice penale italiano affronta il tema in maniera attenta: l’articolo 473 punisce chiunque contraffà o altera marchi o segni distintivi di prodotti industriali, prevedendo la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 2.065 euro, mentre l’articolo 474 punisce chiunque introduca nel territorio dello Stato, acquisti, detenga per la vendita, ponga in vendita o metta in circolazione tali prodotti, con una pena che può arrivare fino a quattro anni di reclusione e una multa fino ad €5.000.
Oltre al codice penale, l’Ordinamento Comunitario interviene con diverse direttive e regolamenti, mirati a proteggere i diritti di proprietà intellettuale.
Tra questi, il Regolamento (UE) n.608/2013, che disciplina l’azione delle autorità doganali contro le merci sospettate di violare tali diritti e permette alle autorità di bloccare l’ingresso delle merci contraffatte nel mercato europeo, proteggendo così sia i consumatori che le imprese.
Un aspetto particolarmente negativo della vendita di capi di abbigliamento contraffatti, è quando questa avviene in negozi noti e rispettati.
In tali contesti, i consumatori tendono a fidarsi della qualità e dell’autenticità dei prodotti offerti e la scoperta che un negozio rinomato vende merce contraffatta, non solo delude le aspettative dei clienti, ma costituisce anche una chiara manipolazione della loro buona fede. Questo comportamento può configurare un’aggravante nelle sanzioni previste, poiché sfrutta la reputazione del punto vendita per ingannare gli acquirenti.
Il contrasto al fenomeno richiede un approccio integrato, che coinvolga le forze dell’ordine, le dogane, le istituzioni e le stesse aziende produttrici, che possono adottare misure preventive come l’uso di tecnologie di tracciabilità e autenticazione, sensibilizzando i consumatori sull’importanza di acquistare solo da rivenditori autorizzati e spingendoli a collaborare con le autorità per identificare e perseguire i contraffattori.
La protezione dei diritti di proprietà intellettuale, quindi, non solo tutela gli interessi economici delle aziende, ma preserva anche la fiducia dei consumatori, garantendo che i prodotti acquistati corrispondano effettivamente alle aspettative di qualità e autenticità.